martedì 31 marzo 2015

ADDIO MIO CARO AMICO

CIAO FRANCO
Milano, 31 Marzo 2015
Nella notte ci ha lasciati Franco Sciardelli.
Ci sarà tempo e modo per ricordarlo.
Per un ultimo saluto domani alle ore 14,00
 in Sant'Ambrogio.
http://www.larteastampa.it/repertorio/14_sciardelli-mascheroni.htm

domenica 1 marzo 2015

VLADIMIRO ELVIERI

GIOCO D’AMORE, 1975
puntasecca, pirografia, tecn. Goetz su plexiglas
mm. 320 x 370
L’IMBARAZZO
DELLA SCELTA











Matematicamente si potrebbe tradurre nella proporzione 40:86=620:18
Cosa vuol dire?
40 anni di attività raccontati in 86 righe (corpo 12) e 620 incisioni riassunte in 18 immagini.
La "sproporzione" è così evidente che non dovrebbe essere necessario chiarire che l'intenzione di questo post non è quella di sintetizzare la complessità di un lungo e articolato percorso artistico, né di "presentare" chicchessia. Il senso può essere ben espresso con la parola "incontro": un incontro diretto - per quanto del tutto virtuale - con un'artista che si stima, ché, se ancora non si è capito, preferisco ascoltare (o leggere) le parole degli artisti che si raccontano e parlano della loro arte.
Il criterio che informa le scelte è nell'assoluta soggettività, non c'è un "canone" precostituito: sono tutti artisti, molto diversi tra loro, accomunati dalla qualità del lavoro, da quella che io ritengo sia la qualità nella pluralità e diversità dei linguaggi e dei sentimenti.
Come in altri casi la pubblicazione del post è stata preceduta da uno scambio di e-mail e in una di quelle inviatemi da Elvieri c'è tutto il senso del suo modo di intendere l'arte: 《...sono opere spesso diverse, anche perché diversi sono i periodi, e inoltre perché vi è sempre stata in me l'urgenza di cercare vie nuove, di far confluire nei lavori gli interessi e i pensieri del momento, oltre alle soluzioni tecniche (mai fini a se stesse) per me indispensabili per “rompere la forma” e ricominciare da un’altra prospettiva.
La mia opinione, di appassionato incompetente, è che, nel lungo percorso, c'è più coerenza nella diversità di queste immagini di quanta altri credono di ostentare reiterando lo stesso soggetto e, di certo, non sto pensando a Morandi.
IL MATRIMONIO, 1979
puntasecca, punta meccanica su plexiglas e morsure brunite su ferro
mm. 290 x 280

In ciascun artista - se è "vero" artista - la personale idea dell'incisione può indentificarsi con la sua stessa vita, perché l'una e l'altra si rispecchiano reciprocamente.
Il lavoro è come la vita e spesso il lavoro è la vita stessa. Si consuma giorno per giorno nella fatica di piccole cose, le une affiancate alle altre, le une compenetrate alle altre. E guardando, ascoltando, insistendo con occhi indagatori fra le forme e la vita ci si riempie di realtà e di immaginazione.
Su questa via, costruita con giustapposte continuità, solo una tenace tecnica può aiuare a mettere ordine per tentare di sapere cosa ci stia accadendo, anche se la speranza di arrivare ad una soluzione rimane irraggiungibile meta.



Il SIG. LASZLO ASPETTA GLI UFO, 1979
ceramolle, tecn. Goetz, brunitoio, morsure su ferro
mm 335 x 335

DIETRO L'ANGOLO 1977
ceramolle, brunitoio, tecn. Goetz su ferro granito a mordente,
mm. 245 x 315













Elvieri si accosta all'incisione con due acqueforti su lastrine di rame ispiandosi a due disegni michelangioleschi, ma non avendo -come mi riferisce in un'altra e-mail - 《...intenzione di “disegnare” ma di “incidere”…》 passa subito all'intervento diretto sul plexiglas traducendo in incisione alcuni soggetti originali tratti da una serie di pastelli sui quali allora lavorava. Così iniziando con "Gioco d'Amore", la prima incisione realizzata nell'Aprile 1975 presso la stamperia "Torchio Thiene", tutte le altre immagini si succedono cronologicamente, tra l'una e l'altra vuoti che questo post non può colmare, ma vi s'intrecciano le parole nel tentativo di offrire accresciute ragioni di riflessione.



IL CAIRO, MUSEO EGIZIO1981
puntasecca su plexiglas, mm. 277 x 282
PASSIONE E IDENTITÀ
breve nota autobiografica

Fui immediatamente catturato da una irresistibile passione per l’arte dell’incisione il giorno in cui, nell’aprile del 1975, all’età di 25 anni, varcai la soglia della stamperia d’arte del “Torchio Thiene” (nell’omonima cittadina in provincia di Vicenza, a 10 km da Schio dove risiedevo) e vidi Armando Martini (classe 1937), come un antico marinaio, ruotare magistralmente il timone del suo torchio calcografico per trarne, come d’incanto, una dopo l’altra, straordinarie immagini in bianco e nero e a colori. Fu un’emozione che non mi ha mai abbandonato, e che si rinnova ancora oggi quando “tiro” una prova di stampa.
DECISIONI, 1989-1990
puntasecca, acquaforte, acquatinta brunita su zinco, mm. 210 x 270
Nonostante gli spazi angusti, in quella stamperia si respirava, oltre all’odore di inchiostri, acidi, metalli, vernici, ecc., un’aria di libertà creativa unita alla mancanza di pregiudizi sui metodi e sui i materiali da utilizzare, raramente riscontrabile altrove; quel luogo divenne in breve uno dei centri più attivi nel campo della cosiddetta incisione sperimentale, a disposizione di chiunque, studenti o professionisti, volesse approfondire, oltre alle tecniche usuali, le differenti e innumerevoli possibilità della materia grafica e della stampa d’arte.
LA TUA TERRA È LA MIA, 1990, puntasecca, raschietto, rotella su plexiglas, mm. 360 x 450
Martini aveva compreso appieno la lezione novecentesca di Picasso, di Hayter e di altri sperimentatori, secondo la quale non esistono gerarchie di tecniche, ma che ogni mezzo può portare ad un’unità espressiva e ad un risultato unico e irripetibile. Con questo spirito iniziai ad incidere (materia pressoché sconosciuta all’Istituto d’Arte), qualche acquaforte su lastrine di rame, che presto sostituii con più congeniali matrici in plexiglas (il colore determinava anche una diversa durezza del materiale), che incisi direttamente con punte d’acciaio, bulini, trapani, pirografi, a volte associate, per la resa di stampe a colori, con altre matrici trattate con la tecnica Goetz rivisitata (la sostituzione del  carborundum con polvere di pomice e una diversa vernice collante fu una delle tante, geniali intuizioni di Armando).

OMBRE RIMASTE, 1991
puntasecca su plexiglas, mm. 410 x 460
ARTISTI NOTTURNI CHE RUBANO L'UVA, 1991
puntasecca su plexiglas, mm. 258 x 309











Lavorai quasi quotidianamente nella stamperia fino al 1979, anno in cui mi trasferii a Cremona, e, con Maria Chiara Toni, conosciuta l’anno precedente, e tuttora compagna nell’arte e nella vita, frequentai brevemente l’atelier di Henri Goetz (1909-1989) a Parigi. A Cremona, comprammo un torchio e, con l’esperienza maturata nell’ambito della stamperia, proseguii quell’avventura incisoria diventata ormai una questione vitale che esigeva tutto il tempo disponibile, ora insieme a Chiara, anch’essa stregata dalla magia del segno inciso, con la quale era facile confrontarsi e dialogare per crescere insieme.

IL DIO E-A 1992, 
puntasecca, carta abrasiva, pirografia su plexiglas, mm. 380 x 300
 Dopo aver approfondito con lo studio la conoscenza degli autori storici, tra i quali, oltre ai grandi Dürer, Rembrandt Goya, guardavo a Munch, Ensor, Redon, Kubin, coltivavo l’interesse per la letteratura, per l’egittologia, l’astronomia, e soprattutto per la musica (dal blues al jazz); aderii per un periodo all’Associazione degli Incisori Veneti per l’amicizia con Giorgio Trentin (1917-2013), frequentai, per vicinanza geografica Milano e i suoi artisti ed ebbi il sostegno del critico Mario De Micheli, che mi presentò in alcune mostre personali, ma fu soprattutto con la frequentazione e la partecipazione alle più importanti biennali internazionali che presi visione di un panorama grafico e incisorio che in paesi esteri godeva di una considerazione e di una valorizzazione sconosciute in Italia, anche a causa di pregiudizi e di una certa ignoranza. Fondamentali furono le amicizie maturate in quegli anni, nell’ambito dell’arte grafica, con Zoran Krzisnik (1920-2008), ideatore e presidente della Biennale di Lubiana e successivamente con Witold Skulicz (1926-2009), artista e deus ex machina della Triennale di Cracovia, con il quale collaborai nella cura e nell’allestimento di alcune importanti esposizioni di artisti italiani in Polonia e di autori polacchi a Cremona, che mi fu d’esempio nella organizzazione delle esposizioni e nei rapporti interpersonali con gli artisti.
DIVENIRE 1993,
puntasecca e bulino su plexiglas, mm. 500 x 350
Un’altra fondamentale e fraterna amicizia fu quella con il filosofo dell’arte Dino Formaggio (1914-2008), con il quale, in lunghe e settimanali passeggiate potei (insieme a Chiara) condividere idee e conoscere studi ed esperienze di una vita straordinariamente legata all’arte e alla filosofia.
Fu lo stesso Formaggio a spronarmi a proseguire in quella avventura che si chiama L’Arte e il Torchio, la Rassegna internazionale di incisione di Cremona che vide la luce nel 1999 e che quest’anno presenterà la  edizione.
NEL LABIRINTO 1998-2003,
puntasecca, tecn. Goetz su plexiglas, mm.450 x 350
TUTTI PER UNO... 2003,
puntasecca su plexiglas, mm. 500 x 330























Il mio lavoro incisorio si è sviluppato attraverso periodi differenti con scoperte anche tecniche continue, determinate dalla curiosità di affrontare nuove dimensioni espressive., senza lasciarsi imprigionare dalla Forma perché essa è la peggior nemica dell’arte e della creatività, quando “cessa di essere un comodo indumento per l’uomo poiché si trasforma in un involucro rigido ed estenuante”, recitava Witold Gombrowicz (1904-1969), lo scrittore esule polacco, al quale mi sentii profondamente affine, sia per le idee sul piano esistenziale che per la carica ironica espressa nei suoi testi, al quale dedicai, nel 1996, una serie di incisioni, disegni luminosi e graffiti su cibachrome (tecnica inventata per l’occasione, che mi permise di “tradurre” nel segno i percorsi formativi ed evolutivi del testo), che furono oggetto di una mostra presso il Museo d’arte contemporanea di Radom (Polonia), nell’ambito del 2° Festival internazionale dedicato allo scrittore polacco nel 1997.
FOSSILI 2007,
rotelle e perforazioni su forex, mm. 700 x 500
GREEN REVOLUTION, 2009
rotelle e perforazioni su forex, mm. 500 x 350
















I disegni luminosi e i graffiti su cibachrome, oltre a qualche raro dipinto e alla costante produzione disegnativa, si situano tuttavia a margine di una attività creativa quasi interamente dedicata all’incisione calcografica.  Già le prime prove in stamperia presentavano immagini con prevalenza della figura umana, elaborata con scarna e primitiva gestualità (accentuata anche dall’impatto con la dura materia) attraverso l’uso di punte d’acciaio e trapani, sovente abbinati alla più materica tecnica Goetz e alla pirografia, successivamente ricondotta nell’ambito di una più meditata figurazione, per mezzo di ceremolli, pennarelli acido-resistenti, maniere nere su ferro granito a mordente e soprattutto puntesecche su plexiglas.
NELLA SELVA 2 2009,
puntasecca si plexiglas, mm. 455 x 350
Un caleidoscopio di immagini che esprimevano la mia ricerca di IDENTITÀ, di pari passo con la sperimentazione tecnica, una ricerca che è proseguita anche dopo il mio trasferimento a Cremona e l’unione con Chiara, con la quale le esperienze sono maturate in nuove visioni generate dalle puntesecche stampate su carte nere con inchiostri bianchi, argentei o colorati, dove i segni risplendono di luce facendo emergere le figure da uno sfondo notturno, o con l’utilizzo successivo (dal 1993) delle carte marroni e l’uso di doppie matrici (una per le luci e una per i neri) per dare plasticità e rilievo alle forme, un’idea generata dallo studio degli antichi disegni con rialzi a biacca, ma anche delle cinquecentesche xilografie a camaïeu e a chiaroscuro; e infine, dal 2006 ad oggi con l’uso di nuovi materiali come il forex, meno duro ma più duttile del
MAPPA 2, 2011
rotelle, perforazioni su forex,mm. 1000 x 490
plexiglas, trattato con rotelle di varie dimensioni, perforato e intagliato, stampato sovente a più matrici su carte nere di grandi dimensioni, in una serie ancora in fieri, intitolata “Black Forms”; si tratta di lavori in cui prevalgono l’immediatezza e l’emozione di forme più intimamente connesse con elementi archetipici della propria memoria inconscia che si trasformano, come si evolvono i concetti legati al pensiero; le interrogazioni sulla propria identità proseguono e aprono a nuove prospettive di comunicazione, di possibilità ancora sconosciute per tentare di lasciare i propri segni nel mondo, in una indissolubile unità di arte e vita.
Vladimiro Elvieri, 2015
FRAMMENTI IV, 2014, rotella, perforazione su forex, mm. 700 x 500