lunedì 23 febbraio 2015

L'OSSERVATORE DI STAMPE

                                 Lo so, non è come se aprisse una nuova Galleria d'Arte e chissà se negli anni a venire ci capiterà ancora di partecipare all'inaugurazione di una qualche galleria, intendo una galleria che proponga incisioni, ché di altro tipo spuntano come i funghi e come i funghi vanno soggette a rapidissimo deterioramento.
Nell'era del "www" un altro sito, forse, non fa più notizia, ma si tratta di un sito dedicato esclusivamente all'incisione, tanto basta per attirare l'interesse e indurre a seguirlo.
È in rete da Ottobre dello scorso anno con le migliori intenzioni, non è l'unico del genere e non è il "primo", quanto e come diverso e "innovativo" si vedrà crescendo, lo ha creato Alessandra Fumarola, che non è un'artista né rappresenta un'associazione, è una storica dell'arte e tutte le altre notizie potete trovarle direttamente nel sito che segnalo: http://www.osservatoredistampe.com
BUON LAVORO

domenica 15 febbraio 2015

IL PIÙ GRANDE ARTISTA…

Aggiungi didascalia
Francisco Goya
Capricci, 1799, “Tu che non puoi” foglio 42
acquaforte e acquatinta.
















Oscillo tra il turbamento e un'ingenua, infantile meraviglia quando, per una qualche inconsapevole coincidenza, i post si concatenano: questo con il precedente, come potrà capire solo chi leggerà il libro.
La pubblicazione risale al Gennaio 2014, tra le recensioni più autorevoli c'è quella di Aldo Grasso e segnalarne il LINK mi esime dal tentarne io la presentazione, perché l'intenzione è solo di suggerirne la lettura con l'avvertenza che essendo fortemente urticante, anzi di più..., non è adatto alle "pelli sensibili", ma per i più "coriacei" il divertimento è assicurato, però ribadisco, a scanso di tardive lamentele, che essere, come si suol dire, "adulti e vaccinati" non basta.
Al netto delle considerazioni massmediatiche, delle note autobiografiche e delle tante nevrosi esistenziali del protagonista, Max Fontana, tutto quello che resta riguardo l'arte contemporanea è verità, risultando l'attacco al "sistema" più feroce, perché condotto con le armi dell'ironia, dello sberleffo, del sarcasmo... della presa per il culo.
(Ovviamente) non si fa alcun cenno all'incisione (una digressione sul concetto di originalità a pagina 193 e frequenti riferimenti al saggio di Walter Benjamin) ma c'è la simulazione di un accanimento verso la vita, prima ancora che verso qualunque forma d’arte, che entusiasma. Tutte le idee fondanti dell'arte contemporanea vengono scorticate, scarnificate, ridotte all'osso dell'assoluta effettiva cialtroneria.
La conoscenza delle opere create da Max Fontana dovrebbe essere obbligatoria per tutti gli studenti di Accademia di Belle Arti, ma figuriamoci quelli dell'Accademia... come sostiene Max: «...dall'Accademia non poteva uscirne niente di buono: come potevano insegnarti l'arte contemporanea? Mica eravamo nel Medioevo o nel Rinascimento. Era un paradosso: ti insegnavano a dipingere impressionista o espressionista o cubista o astrattista, cioè ti insegnavano a dipingere come quelli diventati famosi per non saper dipingere classico».
Poiché nel testo sono riportati diversi riferimenti storici, ritengo che, sotto questo aspetto, potrebbe risultare una valida alternativa all'ultimo volume di un qualsiasi manuale scolastico di storia dell'arte. Valga ad esempio: «… i quadri minimalisti, visti uno visti tutti. Io non ho mai capito come fanno questi qui a essere minimalisti tutta la vita. Sinceramente pure Mondrian, il quale non era propriamente minimalista ma De Stijl. Non l’ho mai capito. All'inizio deve essere stato fico essere Mondrian, e passare dall'albero figurativo a quel mondo bidimensionale e geometrico fatto di linee nere e quadrati colorati. Ti fa sentire bene. Un sacco di problemi in meno. Non devi più preoccuparti di dipingere un ritratto, una sedia, una natura morta. Ti alzi la mattina e fai un quadrato rosso e due gialli.
Oppure Yves Klein, con quel suo cazzo di blu. Mamma mia che due palle quel cazzo di blu di Klein. All'inizio deve essersi sentito bene, a fare tutti i quadri blu. Deve aver pensato che era una grande idea. Anche lui doveva avere un sacco di problemi in meno, ancora meno di Mondrian. Non doveva mai decidere cosa dipingere, neppure se un quadrato o due quadrati o un rettangolo e cinque quadrati, dipingeva sempre lo stesso blu, tutto il quadro blu. Un po' come Einstein che decide di vestirsi sempre uguale per non perdere tempo a pensare come vestirsi. Ma Einstein era uno scienziato, non era un sarto.
Quindi che palle essere Mondrian e Klein tutta la vita, c'è da spararsi. Immagino la moglie di Klein, se ne aveva una: “Amore, vieni a vedere cosa ho dipinto!”. La moglie di Klein arrivava e siccome lo amava doveva pure fare finta e esclamare: “Amore, è bellissimo! È un altro quadro blu! Sono così fiera di te! Come ti è venuto in mente?” […] È dura convincere qualcuno che quel tuo blu è qualcosa di fondamentale.
E comunque spesso si stufano pure loro stessi. Klein cominciò a variare le dimensioni dei quadri, un blu più piccolo, un blu più grande. Ma il più incasinato è stato Malevič, che dopo aver inventato il quadrato nero su fondo bianco inventò il quadrato bianco su fondo bianco e si deve essere reso conto che a quel punto non aveva più un cazzo da dipingere, aveva esagerato, si era infilato in un vicolo cieco. Malevič con quei quadrati era nella merda fino al collo. Non deve essere stato facile per Malevič uscirne, deve essere stata dura fare retromarcia dopo il quadrato bianco su fondo bianco. La gente deve avergli detto: "Ma come, ci hai fatto due palle così con il suprematismo, l'assenza di oggettività, il quadrato nero, il quadrato bianco e adesso ti rimetti a dipingere figurativo?". Ma lui non è che poteva andare avanti tutta la vita a fare il cerchio bianco su fondo bianco, il triangolo bianco su fondo bianco, l'esagono bianco su fondo bianco. Per carità, il mio omonimo Lucio Fontana è andato avanti una vita a fare i buchi, ma almeno variava il fondo, e poi a un certo punto ha fatto i tagli. Se passi dai buchi ai tagli nessuno ti dice niente perché puoi sempre rispondere: "E allora? Prima bucavo, adesso taglio, che problema c'è?". Comunque quando uno imbocca una strada estrema non può tornare indietro…»
Tanto può bastare per rendere l'idea. C'è tutto, dono della sintesi, c'è tutto quello che molti insegnanti vorrebbero poter dire ai propri alunni se non si sentissero obbligati ad ammirare i vestiti nuovi del re e anche su questo Max Fontana ha le idee chiare: «... il re non è nudo quando è nudo ma quando viene visto fare la cacca».
Forse su un solo aspetto la ferrea convinzione di Max Fontana non coglie appieno l'attuale realtà dei fatti: «...Se non mi fosse andata bene... magari sarei finito a fare il commesso da H&M, dove è finito un mio amico che voleva diventare regista ... D'altra parte non credo neppure che l'altro Fontana di successo prima di me, Lucio Fontana, avrebbe continuato a fare i suoi tagli se nessuno glieli avesse mai comprati, mica era scemo. È anche la differenza tra l'arte e la letteratura: Kafka può pure morire inedito e esordire postumo e in vita continuare a scrivere i suoi romanzi, uno che fa tagli sulla tela se non lo cagano deve fermarsi. Morale: l'artista contemporaneo deve essere cagato il prima possibile o piantarla, sennò è deficente». A questo principio c'è sempre qualcuno pronto a contrapporre il caso Van Gogh, effettivamente il suo valore è stato riconosciuto solo a posteriori, ma innanzitutto c'era del valore da riconoscere e il fatto di essere un caso unico in millenni di storia dell'arte qualche dubbio dovrebbe porlo, inoltre, aggiungerebbe Max Fontana, «...si doveva essere al posto giusto nel momento giusto... metti Van Gogh nel Settecento e Winckelmann gli avrebbe detto: "A spastico, ma come cazzo dipingi?"».
Invece nella realtà odierna non sono pochi i "deficenti" - così li ha definiti Max Fontana, io non mi sarei mai permesso - che si adattano a fare i commessi - più spesso fanno gli insegnanti, ma con lo stesso impegno dei commessi - per assicurarsi la pagnotta mensile e continuare a coltivare l'illusione del grande artista incompreso.

Mi rendo conto che non ho ancora detto che si tratta del romanzo "Il più grande artista del mondo dopo Adolf Hitler" di Massimiliano Parente, Edizione Mondadori, 400 pagine, 18,00 Euro, disponibile anche in e-book.

venerdì 6 febbraio 2015

JE SUIS...

La presentazione di questo blog andrebbe accompagnata dalla seguente dicitura:《Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001》.
Non ho ancora ben capito se è un obbligo o una salvaguardia, comunque se, fin ora, ci siamo astenuti dall'inserirla è perché riteniamo che nel nostro caso il rischio di equivoco non si pone, con la consapevolezza che in alcun modo ci si possa dare arie anche vagamente giornalistiche, ce lo detta il senso di pudore, anche se si propende per riconoscercene ben poco.
È proprio per senso di pudore che non abbiamo subito rilanciato il comunicato dell'ENPA, l'Associazione Europea degli Editori di Quotidiani. Qui a volte si gioca, si cazzaggia..., ma da sempre anche il cazzeggio più goliardico s'intreccia a momenti di seria riflessione, così è nella vita quotidiana, così è in questo blog, così è nella redazione di "Charlie Hebdo". con l'immagine che postiamo adesso, a distanza di un mese - non per ritardo, ma per ricordare con rispettosa distanza - ci uniamo allo sdegno di tutte le persone libere di esprimersi.


Parigi, 7 Gennaio 2015

P.S.
Appena pubblicato questo post riceviamo dall'artista Chiara Toni il disegno che inseriamo di seguito e, condividendone l'idea, faremo lo stesso con quanti vorranno manifestare con un'immagine il senso di solidarietà verso tutti coloro che lottano per la libertà di espressione.
Chiara Toni, "Nous sommes pour la Libertè ", 2015

Rob Tornoe
Dalton Getti

Dave Rittinger

Ali Ferzat

Nadia Khiari
Rosario Amato, 1997

Guido Palmas, 2015