giovedì 21 agosto 2014

CORRISPONDENZA

E. Aulmann
illustrazione per  "Glosse, Grafemi e altri insetti"
acquaforte 2002, 110 x 110
Un lettore ha voluto condividere col blog una sua considerazione, non chiedeva consigli né risposte ché forse neanche una seduta psicoanalitica potrebbe dare.
Ci ha colpito la sincerità delle parole e ci siamo fatti autorizzare a pubblicarne la
e-mail. Non sappiamo quanto la riflessione in sé possa considerarsi esemplare di un modo di intendere l'arte, ma riteniamo che la testimonianza vada oltre le intime considerazioni esistenziali e possa indurre un momento introspettivo.






Il senso di disorientamento che mi accompagna ormai da diversi anni è straripato leggendo i commenti al post "Ma dov'è questa crisi...": le osservazioni sul mercato dell'arte e sui prezzi; lo snobismo verso l'incisione da parte di qualcuno e l'orgogliosa difesa da parte di altri... Anch'io avrei voluto inserire questa mia considerazione come commento, ma è risultata troppo lunga e adesso mi sembra anche inappropriata, così ve la invio come una riflessione personale.
Da sempre mi esprimo con i tradizionalissimi mezzi della pittura, del disegno e dell'incisione perché non saprei fare altro, ho rinunciato al tentativo di discriminare cosa è arte e cosa no, semplicemente, per quanto mi riguarda, l'arte concettuale, le installazioni e le performance non mi sono congeniali, pertanto sono sempre stato rassegnato a rimanere fuori da un certo giro della cosidetta "arte contemporanea".
I miei rapporti con il mercato sono stati mediati da un amico gallerista che proponeva i miei lavori, procurava le commissioni per qualche tiratura e ha organizzato anche qualche mia mostra personale; per il resto la partecipazione a qualche collettiva, ai concorsi di incisione... tanto mi bastava, non ho cercato di stabilire altri contatti commerciali anche perché non sforno lavori a ciclo continuo.
Quando l'amico gallerista è venuto prematuramente a mancare il mercato dei miei lavori si è azzerato e questo accadeva poco prima della congiuntura economica alla quale si attribuiscono tutti i problemi attuali.
Inizialmente ho provato a contattare qualche galleria, l'idea di fare adesso quel che non sono stato capace di fare da giovane andando in giro col "book" per far visionare i miei lavori non mi sembrava credibile alla mia età, le gallerie cosiddette di tendenza non sono interessate ai miei soggeti, così pare che restino le gallerie che solo a pagamento sono disposte ad esporre e tenere lavori in conto vendita. Forse non è ovvio dire che non ne ho fatto niente, così come non ne ho fatto niente del suggerimento di entrare a far parte di una associazione perché non sono per nulla convinto che la visibilità che le associazioni sembrano consentire sia di una qualche utilità.
Mi capita ancora di vendere, in proprio, qualche lavoro, ma è un compito che mi procura più fastidio che guadagno: in questo ruolo o sei un abile venditore o sei uno stupido e io ho passato la vita a dimostrare che sono un inguaribile stupido.
Per me tutto gira intorno alla mia opera, buona o scadente che sia perchè non escludo la possibilità che tutto dipenda dal fatto che la qualità artistica dei miei lavori non sia adeguata, non ho mai smesso di chiedermelo, anche se non sono mai riuscito a darmi una risposta rassicurante, e non ho mai smesso di lavorare perché quando dipingo o disegno o incido mi sento in una condizione di benessere: i problemi quotidiani per un po' si allontanano, dimentico i malesseri esistenziali, è una sorta di oblio di sé anche quando il soggetto mi porta a scrutare i miei lati oscuri, tutto il resto della vita ha per me un interesse secondario.
Probabilmente dovrei ritenermi soddisfatto di questo effetto terapeutico dell'arte, considerare che, già di per sé, la possibilità di fare arte è una mirabile ricompensa, ma per che cosa?
Sento che qualcosa non va e non so dire da cosa propriamente dipenda quel vago senso di cronica insoddisfazione e inadeguatezza che mi accompagna.
Cordiali Saluti
X. Y.

venerdì 8 agosto 2014

SMENS – LA XILOGRAFIA IN RIVISTA


xilografia di Gianfranco Schialvino



Dopo le sedi della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze nel 2010, la Sala Mostre della Regione Piemonte di Torino e la Biblioteca Braidense di Milano ambedue nel 2013, la Biblioteca Classense di Ravenna nel 2014, la mostra degli undici numeri pubblicati della rivista SMENS, curati e realizzati da Gianfranco Schialvino e Gianni Verna, s’inaugura oggi presso la Biblioteca Marciana di Venezia e si potrà visitare fino al sette di Settembre.
In attesa del nuovo numero che segnerà la ripresa della pubblicazione di SMENS, riproponiamo, intervallati dalle riproduzioni delle copertine, i testi di presentazione che accompagnano il catalogo della mostra veneziana e il contributo di Nicola Miceli nel catalogo della mostra alla Classense.



SMENS? Non è un acronimo, ma una parola che corteggia la “S”. La corteggia per amore della linea curva, sensuale nel significato di dar senso alla vita, e perché ricorda il lavoro di sgorbia sopra le tavolette di bosso e di pero. Forse è anche un verbo con il solo tempo presente, che accetta tutte le persone (io smens, tu smens… noi, voi, loro smens). Chi Smens, quindi? Due piemontesi, Gianfranco Schialvino e Gianni Verna, radicali e siderei, capaci di fare una rivista semestrale di pagine e figure, dove il ruolo di illustrazione possa essere mutualmente scambiato tra testo e xilografia.
Bruno Quaranta su TuttoLibri de La Stampa

xilografia di Gianni Verna
xilografia di Gianfranco Schialvino





















La Biblioteca Nazionale Marciana è tradizionalmente attenta alle edizioni d’arte, e al libro d’artista ha dedicato alcune mostre importanti. SMENS si pone in questo solco, ma con la peculiarità e, direi, l’eccezionalità di essere un libro d’arte “seriale’’, anche nell’accezione che diamo al termine noi biblioteconomi, con una storia che si è dipanata per 11 numeri e 7 anni, fra il 1997 e il 2004.
Grazie all’impegno e alla passione dei suoi curatori, due artisti, Gianni Verna e Gianfranco Schialvino, oggi possiamo tenere fra le mani e sfogliare dei documenti preziosi dal punto vista artistico per la qualità e la bellezza delle incisioni, realizzate con una tecnologia artigianale e raffinatissima, la xilografia. Tali incisioni illustrano testi di grandi autori contemporanei, che il lettore scoprirà con meraviglia, e sono stati stampati con il torchio a braccia, utilizzando caratteri in piombo composti a mano. Il risultato sono volumi di grandissimo pregio anche dal punto di vista della loro consistenza materiale, un aspetto trascurato dalla moderna editoria, chiamata, forse non solo per necessità, ad uniformarsi ai dettami del mercato.

xilografia di Gianni Verna
 Nel vestibolo della Libreria Sansoviniana, il luogo in cui la mostra verrà inaugurata, sono conservati alcuni testimoni straordinari di quest’arte, i legni originali del Mappamondo turco-veneziano in forma di cuore cosiddetto di Caggi Acmet, o Hajji Ahmed, datati al 1559, e utilizzati ancora nel 1795 dal Pinelli, tipografo veneziano, che ne tirò ventiquattro preziosi esemplari.
Per noi bibliotecari di biblioteche storiche, che hanno al centro della propria missione istituzionale non solo la conservazione fisica degli oggetti in cui si è sedimentata la nostra eredità culturale, ma anche la valorizzazione dei saperi e delle abilità che li hanno creati, e la produzione, a partire da quelli, di nuova conoscenza, l’esperienza artistica e culturale di SMENS è di grande conforto, ed è con grande piacere che ci apprestiamo a presentarla al pubblico, ampio ed eterogeneo, che visita le nostre sale museali.

Maurizio Messina
Direttore della Biblioteca Nazionale Marciana



xilografia di Gianfranco Schialvino
È facile raccontare adesso l’avventura di una rivista unica nel suo genere per due motivi: la scelta di riproporre in tutte le sue peculiarità l’arte della stampa a rilievo e la volontà di ribellarsi all’abbandono progressivo e ormai totale dell’uso di questa tecnica in tutto il mondo, determinato dalla rapidità della diffusione del computer e dalla velocità della divulgazione delle sue informazioni e dei documenti con esso realizzati.
Smens è stata un’idea a suo tempo bizzarra; vincente però proprio per questa sua caratteristica di essere apparentemente assurda. All’inizio i protagonisti sono stati gli autori dei testi, tanto sorpresi per essere invitati a partecipare a questo viaggio verso l’ignoto quanto pronti a inviarci i loro elaborati sui temi proposti. Ogni numero si basa infatti sulla contrapposizione fra due tesi: bene e male, bianco e nero, sacro e profano, verità e menzogna e così via, che sono anche due valori, e questo poter esprimere liberamente un proprio concetto, un pilastro di saggezza, ha riunito insieme i pensieri e le culture più disparate in una raccolta che ha assunto il valore di una suite, dove le pagine scorrono da una visione laica a una cattolica, o ebraica, o di partito, addirittura di setta, magari agnostica.

xilografia di Gianni Verna
Le incisioni, tutte rigorosamente xilografiche, le abbiamo fatte dapprima Gianni Verna e io che scrivo - insieme da vent’anni nel nostro “cenacolo a due”, così definiva la nostra associazione Nuova Xilografia il critico Angelo Dragone -, e successivamente i più prestigiosi e abili xilografi, di tutto il mondo, a partire dal decano Remo Wolf fino a Jean Marcel Bertrand dalla Francia, Evgenij Bortnikov dagli Urali, con il fiammingo Gerard Gaudaen, lo scomparso Leonard Baskin e il suo successore come più famoso incisore americano Barry Moser, Suzanne Reid dal Canada, Penelope Jencks, Osvaldo Jalil dall’Argentina, per tornare in Italia a Salvo, Francesco Franco, Togo, Nespolo, Costantini, Giulia Napoleone, Marina Bindella, Marcello Guasti, Tabusso, Soffiantino, Luzzati e tanti altri.
Tutti riuniti ad esprimersi con bulini e ciappole su un pezzo di legno per realizzare una xilografia a commento dei testi ora di Federico Zeri e ora di Elémire Zolla, o Ceronetti, Sgarbi, Ravasi, Orengo, Luzi, Roberto Sanesi, Lorenzo Mondo, e ancora Norman Mailer, Alan Dugan, Philippe Jaccottet, Adriana Zarri, Elena Loewenthal ecc.
E ognuno con pezzi originali, gli scritti come le tavole incise.
xilografia di Gianfranco Schialvino

Tutto qui, con molto lavoro e molta fortuna, per un insperato e prezioso risultato: l’aver riunito intorno alle pagine di Smens un grande numero di artisti, quasi un centinaio, e di averli fatti cimentare con il linguaggio della xilografia, arte meravigliosa e antica, semplice e attuale, classica e rivoluzionaria. E facile: bastano un coltello, un pezzo di legno, un po’ di inchiostro e carta. Insieme alla volontà di essere artisti, di parlare liberamente di poesia, mirare al bello, cercare un ideale da realizzare, e vivere con la consapevolezza di poterlo raggiungere: e in fondo è meglio se agli altri, quelli “normali”, tutto questo sembrò impossibile, perché adesso appare davvero speciale.
Nel primo numero, datato Torino 1997 e battezzato al Musée d’Art moderne et d’Art contemporain di Liegi, volava fuori da una doppia pagina l’uccello araldico di questa impresa: la gazza ladra. Monogama, ciarliera, seriamente curiosa, bianca e nera con un’insondabile pennellata di blu, elettrico come un fondo marino, una parete di ghiaccio. Si racconta - è vero - che il suo richiamo annuncia sempre una visita, un giro di carte e di destino.

Gianfranco Schialvino



xilografia di Gianni Verna
XILOGRAFIA, CHE PASSIONE!

È davvero finita l’epoca della xilografia? Non c’è possibilità di recuperare alla produzione attuale di immagini per la comunicazione visiva questa modalità di rappresentazione strettamente legata alla civiltà tipografica e all’illustrazione libraria? Tanta storia della grafica occidentale, non solo funzionale al visibile parlare e alla decorazione, si deve alla più antica tecnica di moltiplicazione delle immagini. L’incisione su legno di filo o di testa, e per estensione su matrici di altro materiale idoneo a lasciarsi sgorbiare o bulinare o altrimenti scavare e segnare, dal linoleum all’attuale plexiglass, ha saputo adattarsi, nei secoli, alle esigenze più varie e servire il più ampio ventaglio dei registri linguistici ed espressivi. In egual misura conveniente, la xilografia, alle semplificazioni figurali dell’immaginario popolare e alle più sofisticate finezze del gusto artistico. Dürer e le stampe di Épinal, Doré e Die Brücke, la variegata generazione simbolista e liberty de L’Eroica e Maccari e Il Selvaggio: un mondo molteplice e di lunga durata ha saputo affidare a una tavoletta di legno, da far gemere sotto il torchio, personaggi situazioni eventi figure visioni fantasticherie umori devozioni. Le storie e la Storia, insomma, l’arte e l’illustrazione. 
xilografia di Gianfranco Schialvino
Nel nostro tempo digitale, quando gli incorporei programmi di graphic design consentono le più spericolate e mirabolanti contaminazioni e manipolazioni visive, certo sono improponibili la materialità, la concretezza, la “presa diretta” della mano sulla matrice xilografia e di questa sulla carta. Ma ciò non significa che la xilografia, ormai irrimediabilmente desueta come genere illustrativo, sia incapace di continuare a rinnovarsi sotto le mani e al servizio dell’immaginario degli artisti, e che gli artisti non abbiano continuato a praticarla con grande ricchezza di soluzioni tecniche e formali.
Ne sono sempre stati convinti gli incisori piemontesi Gianfranco Schialvino e Gianni Verna, i quali fondavano anni fa il programmatico laboratorio di ricerca e documentazione Nuova Xilografia e tra l’agosto 1997 e l’agosto 2004 ideavano e stampavano in tipografia a tiratura limitatissima – caratteri a piombo, impaginato manuale, matrici xilografiche rigorosamente originali e inedite – undici fascicoli di Smens, ognuno impostato su un tema oppositivo (Bianco e nero, Verità e menzogna, per dire i primi due) con brevi testi che vorrei dire stravaganti di eminenti autori e immagini esclusivamente xilografiche, sceltissime e di grande fluenza e bellezza grafica.
Si pensa d’acchito a Cozzani e a L’Eroica, e Smens appare una sorta di omaggio a quella rivista d’arte e cultura di ascendenza mitteleuropea, che in effetti qualificò un’intera stagione fortunata per la xilografia italiana. Se fosse nata nell’ottica della riproposizione attuale di quel mito editoriale, Smens sarebbe stata impresa indubbiamente velleitaria e anacronistica. Ma in effetti Schialvino e Verna, incisori xilografi fecondi e innovativi, con Smens non hanno inteso realizzare una rivista d’arte e cultura in grado di determinare un qualche effetto-scia, illudendosi di rilanciare a tutto tondo le sorti della xilografia italiana. Essi hanno bensì creato un modello di sapiente arte tipografica e illustrativa, ma sotto specie di undici veri e propri libri d’artista. Nel senso che hanno montato i blocchi mai ripetivi dei testi in bei caratteri a piombo e le immagini xilografiche – le proprie e quelle di una vera e propria galleria di autori rilevanti dal Secondo Novecento all’avvio del nuovo secolo – componendo pagine e doppie pagine ognuna delle quali è un’opera grafica in sé formalmente autonoma, ma che si completa e si sviluppa in un vero e proprio testo verbo-visivo, via via che lo sguardo scorre nella successiva.
xilografia di Gianni Verna
Schialvino e Verna hanno lavorato con passione, sensibilità e rigore, sempre mirando all’eleganza delle soluzioni e invenzioni grafiche, nelle quali i bianchi della carta, come dire la forma dei vuoti come nella scultura moderna o dello spazio esterno che avvolge e penetra gli edifici nell’architettura, hanno funzione paritetica ai segni, ai colori e agli elementi figurati della partitura. Un’impresa d’eccellenza, dunque, che ha dimostrato come la xilografia degli artisti è ancora oggi una pratica non marginale né stereotipa, anzi capace di attingere valori creativi di alta qualità formale ed espressiva.
Peccato che le solite difficoltà pratiche abbiano costretto Schialvino e Verna a chiudere Smens nel 2004. Le undici stazioni del loro itinerario di passione, sensibilità e rigore nel mondo appartato quanto vivido della xilografia hanno continuato a suscitare interesse e attenzioni. Non a caso lo scorso anno sono state oggetto di ben due mostre e correlati incontri di dibattito e divulgazione: La xilografia in rivista alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano e Nigro signanda lapillo. La rivista tipografica SMENS e le xilografie di Gianfranco Schialvino e Gianni Verna alla Biblioteca Civica G. Tartarotti di Rovereto.
Ecco oggi l’approdo a Ravenna, alla biblioteca Classense. Una nuova occasione, in un ambiente di assoluta valenza storica e culturale, all’ombra degli esempi preziosi che testimoniano la nascita e lo sviluppo della xilografia in Italia, per riaprire il discorso interrotto. E dove il duo xilografico piemontese annuncerà la ripresa di Smens con un numero su un tema ad hoc: Typographia
Nicola Miceli
 
xilografia di Fortunato Depero

ALCUNE FOTO DELL'ALLESTIMENTO ALLA BIBLIOTECA MARCIANA