Hypnerotomachia
Poliphili
Aldo Manuzio, Venezia 1499
In folio
Come immagine per
introdurre questo post e anticiparne l’argomento, si è scelta una riproduzione
delle pagine della Hypnerotomachia Poliphili che, secondo la stragrande
maggioranza degli appassionati di libri, è il più bel libro mai
stampato.
Dovevo essere particolarmente
distratto, o forse l’iniziativa non era stata promossa in modo adeguato; la
mostra risale al mese di Luglio dello scorso anno, presso la “Fondazione Banca
del Monte” di Foggia che ha anche pubblicato il ricco catalogo di
accompagnamento: “LA SCRITTURA E L’IMMAGINE - tra arte e poesia: i libri
d’artista italiani del Novecento” a cura di Luigi Paglia.
Anche se ne sono venuto a
conoscenza soltanto adesso la pubblicazione che accompagnava la mostra non è di
quelle soggette a rapido deperimento e resterà ancora valida per diversi anni a
venire.
Per i miei interessi e i
miei poveri gusti la mostra e la relativa pubblicazione hanno il pregio di
occuparsi dello stesso ambito che intendevo indagare con la pagina EDIZIONI presentata nel post EDIZIONI STRAORDINARIE e la coincidenza di certe
proposte è tale da rivelare una significativa ascendenza che mi rende
orgoglioso per averla concepita virtualmente e attenua l’invidia di non essere
stato io a realizzarla concretamente.
Non so come fosse stata
allestita la mostra, esporre dei libri non è facile; mentre per apprezzare un
quadro o una stampa sono sufficienti una buona illuminazione e consentire anche
una visione ravvicinata, per un libro, oltre all’inconveniente di poterlo
mostrare solo parzialmente (quant’anche fosse del tutto smembrato) resterà
sempre precluso (per ovvi motivi) il piacere tattile di sfogliarne le pagine.
“Libro d’artista”, “libro d’arte”, “libro illustrato” “libro
oggetto”… solo per restare nell’ambito della concretezza materiale e senza
neanche sfiorare le contemporanee possibilità del virtuale.
Le distinzioni sono a volte
nette, a volte sottili, altre volte del tutto ambigue, come sempre accade
quando gli ambiti si moltiplicano e ciascuno tiene a differenziarsi e
considerare il proprio ambito prioritario.
«La mostra propone
un’esemplificazione (ovviamente, non esaustiva, dato il panorama quasi
sconfinato delle pubblicazioni, ma abbastanza rappresentativa) delle diverse
realizzazioni di libri d’artista da parte di vari editori, a partire dagli anni
venti-trenta del Novecento e limitata al territorio nazionale.»
Così inizia il saggio
introduttivo di Luigi Paglia che poco dopo individua chiaramente l’ambito di
interesse «… più convenientemente si potrebbe parlare di libro di arte e poesia
o letteratura, rappresentando esso un genere particolare di oggetto estetico
derivante dall’interrelazione (nella prospettiva di una particolare forma di
intertestualità) di diverse espressioni artistiche [….] Sono, pertanto, da
escludere dal novero dei libri di artista le opere con riproduzioni
fotomeccaniche…»
Paglia individua «… una
quadrangolazione editore – artista – stampatore – scrittore, con la possibilità
di coincidenza di due o tre di questi ruoli nella figura dell’editore,
soprattutto se piccolo, il quale rappresenta il vertice propositivo
dell’operazione […] piccoli e micro editori che realizzano spesso le loro opere
senza fine di lucro, con la collaborazione gratuita di artisti e letterati più
o meno importanti…»
Il testo introduttivo ha il
pregio di un approccio affatto pragmatico, analizza le tipologie di
impaginazione, i formati, le carte, i caratteri… «Le tecniche utilizzate nelle
opere artistiche…», «…la mappa della dislocazione territoriale degli editori…»,
i «…tempi di fondazione delle edizioni, o, più precisamente, quelli in cui
viene intrapresa la pubblicazione dei libri d’artista».
Per concludere affermando
che: «La storia del libro d’artista del Novecento coincide, quindi con la
sequenza diacronica degli editori dei quali, di seguito, si presentano -
chiedendo venia per le inevitabili dimenticanze – le schede sintetiche
dell’attività, e si identifica, anche con la storia della grafica, dell’arte,
della poesia e della letteratura».
Segue la presentazione di
49 editori.
Di alcune iniziative
editoriali, soprattutto le più antiche, si da comunicazione della cessata
attività. Quanto siano attive le più recenti è difficile dirlo, temo che
anch’esse risentano della crisi generale.
Tra le proposte editoriali
mi interessano di più quelle nelle quali la relazione tra immagine e scrittura
è più stretta sia concettualmente perché pensate l’una per l’altra, sia
concretamente perché impaginate e rilegate unitariamente. In tutte quelle
rientranti in questa categoria, prescindendo dalle mie preferenze di linguaggio
artistico, rilevo un rigore ammirevole. Invece non mi piace punto l’idea di
quelle incisioni sciolte senza alcuna relazione con il testo ed inserite nel
libro solo per alzare il prezzo di copertina (tipo Edizioni Henry Beyle,
tanto per intenderci e farmi un “amico” in più).
Conservano tutta la loro
raffinatezza le iniziative “One Man Print“ cioè lo stesso artista che è anche
stampatore ed editore, ma ritengo più apprezzabili coloro che ricercano
collaborazioni e scambi con altri artisti e autori.
Al momento le proposte
editoriali più impegnative provengono da “Il Tavolo Rosso” di Udine e da
“Mavida” di Reggio Emilia con opere molto diverse, di alta qualità nella
realizzazione e grande coerenza anche nella scelta dei testi e degli artisti.
Riallacciare il legame tra
incisione e libro, proprio nel momento in cui l’incisione sembra non
interessare più nessuno e il libro si smaterializza nell’e-book, può
risultare, paradossalmente, un’opportunità: stampa tipografica, incisioni
originali, carte raffinate, legatura artigianale… in quanti raggiungerebbero
l’orgasmo?